Gli scarti derivanti da attività di cura del verde, pubblico e privato, sono una risorsa e non un rifiuto: Regione Lombardia, con una nota inviata ad Assofloro e contestualmente a tutti gli enti provinciali, ha dato un chiarimento ufficiale sulla possibilità di riutilizzo, in ambito agricolo e a fini energetici, dei residui vegetali derivanti dall’attività di cura del verde.
Il documento chiarisce come i residui derivanti dalle attività di cura del verde privato, e a specifiche condizioni tracciate da una circolare del Ministero per la Transizione Ecologica MiTE anche del pubblico, possano essere destinati ad un utilizzo agricolo come sottoprodotto, purché vi sia adeguata tracciabilità tra il punto di produzione e il luogo di destinazione nel quale si realizzi un utilizzo agronomicamente corretto e riconducibile a una buona pratica agricola.
La nota ufficiale dei due assessorati competenti in materia
“Si tratta di un tema sul quale la Regione – afferma l’assessore regionale all’Ambiente e Clima, Raffaele Cattaneo – vuole ci sia piena chiarezza, affinché tutti possano operare nel pieno rispetto dell’ambiente. Contribuirà infatti alla riduzione dei rifiuti derivanti dagli sfalci e al recupero corretto di materia organica in un’ottica di economia circolare. Inoltre, consentirà di evitare pratiche scorrette e fortemente impattanti sulla qualità dell’aria come gli abbruciamenti”.
“È fondamentale per i florovivaisti e i manutentori del verde – aggiunge Fabio Rolfi, assessore regionale all’Agricoltura, Alimentazione e Sistemi verdi – avere un documento che chiarisca le modalità per chiudere una vera economia circolare nel pieno rispetto della norma a sostegno anche di quanto richiamato nei CAM del verde pubblico. La promozione di una agricoltura sostenibile passa anche dalla semplificazione normativa e da una azione amministrativa che vada oltre le ideologie”.
Il commento di Nada Forbici, Presidente Assofloro
Assofloro, interpretando i problemi che le aziende della filiera impegnate nella cura del verde hanno sul fronte della gestione dei residui vegetali, ha lavorato per anni a fianco delle istituzioni nazionali e regionali e degli organi di controllo sollecitando semplificazioni e chiarimenti delle norme, anche nell’ottica della sostenibilità.
Ancora una volta la collaborazione con le istituzioni ha portato ad un risultato importante per il settore.
Con questa nota ufficiale di Regione Lombardia si chiarisce definitivamente che i residui vegetali derivanti dalle attività di cura del verde pubblico e privato possono essere riutilizzati attraverso altre filiere, escludendoli dalla gestione come rifiuti con obbligo di registrazione.
Si tratta di un chiarimento che ha un impatto importante sull’ambiente e sul lavoro di chi si occupa di cura del verde: semplifica l’attività delle imprese mettendole al riparo da interpretazioni non corrette e quindi da sanzioni, fa bene all’ambiente perché si evita la produzioni di rifiuti (con tutto quello che ne conseguente in termini di impatto per la gestione), crea occasioni e opportunità per la valorizzazione di una risorsa che può essere utilizzata attraverso varie attività e filiere, nell’ottica di una vera economia circolare e per un miglioramento qualitativo delle aree verdi.
Particolarmente significativo il richiamo ai CAM, i criteri ambientali minimi per il verde pubblico che hanno lo scopo di ridurre attività e servizi sull’ambiente e che prevedono, nello specifico, il reimpiego di materiali organici residuali.
Adesso ci aspettiamo che altre regioni seguano l’esempio di Regione Lombardia e sollecitino gli enti locali nell’applicazione corretta della norma, senza più interpretazioni.
Come evidenziato anche dalla nota di Regione Lombardia, la possibilità di gestire i residui vegetali come sottoprodotto è valido indipendentemente dal fatto che a produrli sia un’azienda agricola o un’azienda artigiana. Da sottolineare che nella norma viene fatto specifico riferimento al verde pubblico dei comuni, sgomberando il campo da qualunque interpretazione riduttiva alle sole risulte prodotte dalla manutenzione del verde privato.
Un risultato importante, a vantaggio di tutta la filiera del verde, per il quale mi sento di ringraziare Stefano Masini, avvocato responsabile dell’Area Ambiente e Territorio di Coldiretti e tutto il suo staff, per il lavoro fatto negli anni e l’Assessore all’Agricoltura e Sistemi Verdi di Regione Lombardia Fabio Rolfi, che con noi ha sostenuto questo strumento necessario per il sistema imprenditoriale e per l’ambiente. Un risultato che fa prevalere il buon senso, che guarda alla sostenibilità ambientale nell’ottica dell’economica circolare, dove i rifiuti vengono limitati alla fonte.
Le linee guida
Le indicazioni di Regione Lombardia ricalcano l’interpretazione data da Assofloro a Febbraio 2021.
- Quando il soggetto che effettua l’attività di cura del verde è un agricoltore-florovivaista che raccoglie i residui di lavorazione (come sfalci d’erba e ramaglie) e li riutilizza presso la propria azienda nel ciclo agricolo o per la produzione di biogas, l’attività non viene considerata come una produzione di rifiuto ma come la gestione di materia nello stesso ciclo produttivo.
- Quando il soggetto che effettua l’attività di cura del verde è un florovivaista non agricoltore che raccoglie i residui di lavorazione e li riutilizza presso la propria azienda solo come ammendanti, l’attività non viene considerata come produzione di rifiuto ma come la gestione di materia nello stesso ciclo produttivo.
- Se il soggetto che effettua l’attività di cura del verde porta i residui di lavorazione a un agricoltore terzo che li inserisce nel ciclo agronomico per la produzione di biogas o per la produzione di materia che usa nella sua attività agricola chiudendo il ciclo del sottoprodotto, il materiale, non configurandosi in partenza come rifiuto, non soggiace alla gestione rifiuti (iscrizione al registro, uso del formulario) ma rientra nella gestione di un sottoprodotto. Il documento di trasporto è il DDS accompagnato dal contratto che identifichi il destinatario e indichi il corretto trattamento (compostaggio) e/o l’utilizzo agronomico.
- Come richiamato dalla Circolare del Mite del 14/05/21 (DECRETO LEGISLATIVO N.116/2020 – CRITICITÀ INTERPRETATIVE ED APPLICATIVE – CHIARIMENTI), che fa chiarezza in materia di residui derivanti dalla manutenzione del verde pubblico, quando i materiali non sono qualificabili come esclusi dai rifiuti o come sottoprodotti dovranno essere qualificati come rifiuti. Spetterà quindi all’azienda qualificare il materiale di risulta della propria lavorazione, avendo cura di tracciare il percorso dalla produzione al destino.