I membri del Consiglio Direttivo della Federazione dei costruttori di macchine agricole hanno incontrato a Bruxelles i parlamentari italiani. La crisi che colpisce il mercato italiano delle macchine agricole sta avendo gravi conseguenze “di sistema”. Il crollo delle vendite di macchine e attrezzature – scese ai minimi storici, con un numero di trattrici che a fine anno non supererà quota 19.000 contro un numero quasi doppio di macchine immatricolate in Francia o in Germania – riduce gli utili delle industrie meccaniche, riduce la capacità produttiva della nostra agricoltura, indebolisce i distretti della meccanica agricola con il rischio di una delocalizzazione della produzione nei Paesi verso i quali si indirizzano le esportazioni e si concentra dunque il business di settore.
Questo il quadro presentato dal Presidente di FederUnacoma Massimo Goldoni nel corso dell’audizione, tenutasi ieri mattina a Bruxelles presso il Parlamento Europeo, dinnanzi ai deputati italiani della nuova legislatura. Coadiuvato dai membri del Consiglio Direttivo, rappresentanti delle otto Associazioni di comparto in cui si articola la Federazione, Massimo Goldoni ha sottolineato il ruolo di primo piano dell’industria italiana della meccanizzazione agricola, evidenziando però le gravi preoccupazioni per un progressivo “disarmo” delle imprese sul territorio nazionale.
La situazione, già compromessa per la netta riduzione degli investimenti per l’acquisto di macchine da parte delle imprese agricole, rischia di peggiorare in modo drammatico con l’applicazione delle norme comunitarie relative alle emissioni dei trattori da frutteto e vigneto che costituiscono uno dei prodotti caratterizzanti dell’industria italiana. L’applicazione dei dispositivi di post-trattamento dei gas combusti sui cosiddetti “trattori stretti” necessari per poter rispondere ai requisiti previsti dalla prossima fase IV – hanno spiegato gli esponenti della Federazione dinnanzi ad una qualificata rappresentanza di Parlamentari, composta dagli onorevoli David Borrelli (M5S), Nicola Caputo (PD), e Lara Comi (FI), Nicola Danti (PD), Elisabetta Gardini (FI), Giovanni La Via (NCD), Massimiliano Salini (NCD), Patrizia Toia (PD) e Marco Zullo (M5S) – costituisce, con l’attuale tecnologia disponibile, un ostacolo insormontabile sotto il profilo tecnico, a meno di non snaturare completamente la tipologia dei trattori stretti, che non risponderebbero più alle specifiche esigenze delle colture vitivinicole e ortofrutticole.
Se la Commissione non saprà intervenire sui provvedimenti adottati e definire, quanto meno, tempi di applicazione più lunghi rispetto a quelli attualmente determinati (2017 per la fase IV e orientativamente 2020 per la fase V), una parte consistente della nostra industria sarà inevitabilmente spinta fuori mercato. Tenere il passo di una legislazione comunitaria che appare sempre più esigente e frenetica è difficile vieppiù – ha rilevato Goldoni – se si considera che mancano nel nostro Paese programmi di ricerca specifici per la meccanizzazione agricola, e soprattutto che le nostre imprese sono sottoposte ad una concorrenza sleale a causa della contraffazione da parte di numerose industrie soprattutto dei Paesi emergenti e dell’immissione costante nel mercato europeo, da parte di questi Paesi, di mezzi privi dei requisiti richiesti dalle normative comunitarie.
Le istanze espresse da FederUnacoma, ed approfondite nel confronto diretto a Bruxelles, hanno trovato attenzione unanime da parte dei Parlamentari. Nelle prossime settimane sarà esaminato dalla Commissione il Dossier sulla fattibilità tecnica della fase IV per i trattori stretti, mentre a partire da novembre, in Parlamento e in Consiglio, comincerà la prima lettura del Dossier sulla revisione della direttiva sul controllo delle emissioni gassose dei motori per le macchine mobili non-stradali (fase V). Questi rappresenteranno per la “squadra italiana” il primo appuntamento concreto con le nuove sfide.
7 ottobre 2014
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