Nel convegno organizzato da Image Line a Fieragricola, riflettori puntati sulle innovazioni digitali che garantiranno le produzioni sostenibili del futuro e sulle priorità del nuovo Piano di azione nazionale.
Razionalizzare l’uso degli agrofarmaci in agricoltura per una maggiore tutela della salute delle persone e dell’ambiente: è questo uno degli obiettivi del PAN, piano di azione nazionale per l’uso sostenibile dei prodotti fitosanitari che si sta definendo proprio in questi mesi per il quinquennio 2020-2024.
Per capire a che punto siamo e contribuire a creare maggiore chiarezza sull’argomento, Image Line ha organizzato, nella cornice di Fieragricola, il convegno dal titolo “Come cambia l’agricoltura sostenibile dal 2020 – PAN e difesa a basso impatto ambientale“.
“Abbiamo voluto organizzare un momento di confronto tra rappresentanti delle istituzioni, rappresentanti delle associazioni di settore ed enti di ricerca, fra i quali Agrofarma, perché il tema è più che mai attuale – ha affermato Ivano Valmori, CEO di Image Line – e la massiccia partecipazione da parte di chi opera nel settore dell’agricoltura, ci ha confermato l’importanza di fare informazione sull’argomento”.
IL PAN E LE BUONE PRATICHE
Come ha spiegato Pasquale Falzarano del Mipaaf – Ministero delle Politiche Agricole, Alimentari e Forestali – la bozza del nuovo PAN vuole tracciare linee guida per buone pratiche che consentano la riduzione dell’impatto dei fitofarmaci sulla salute umana, sull’ambiente e sulla biodiversità, la protezione della popolazione, degli utilizzatori dei prodotti fitosanitari, la protezione delle risorse idriche e delle aree protette, la promozione della difesa integrata e dell’uso di strategie di controllo alternative, la diffusione della produzione integrata certificata e dell’agricoltura biologica.
Da qui gli obiettivi quantitativi che puntano sull’aumento, rispetto al 2017, del 30% della superficie agricola condotta con il metodo della produzione integrata certificata (Sistema di Qualità Nazionale di Produzione Integrata ai sensi della legge n. 4 del 3 febbraio 2011); l’aumento del 60% della superficie agricola condotta con il metodo dell’agricoltura biologica con riferimento all’anno 2017; l’uso delle nuove tecnologie finalizzate all’impiego ottimale dei fattori produttivi; la riduzione ad una percentuale inferiore all’1% dei campioni di prodotti alimentari con presenza di residui di sostanze attive di prodotti fitosanitari non conformi ai requisiti di legge.
Con quest’ultimo obiettivo il nostro Paese ambisce a confermare il livello qualitativo delle nostre produzioni che, ormai da diversi anni, risulta essere notevolmente più elevato rispetto alla media dei Paesi UE, relativamente alla presenza di residui di prodotti fitosanitari.
Un altro aspetto interessante del nuovo PAN è la stretta sinergia tra le misure in esso riportate e la Strategia Nazionale della futura PAC post 2020 che dovrà, in tempi, brevi definire gli obiettivi strategici che il nostro Paese intende conseguire con l’allocazione delle risorse recate dalla nuova programmazione settennale delle PAC.
La scelta di legare strettamente le politiche, auspicata dalla stessa Commissione europea, è conseguente alla necessità di allocare le risorse finanziarie in maniera oculata per garantire il raggiungimento dei risultati di sostenibilità ambientali previsti dalla futura PAC post 2020.
Nei documenti che la Commissione ha messo a disposizione degli Stati Membri risulta chiaramente come sia forte la connessione tra il PAN e la PAC post 2020 in quanto taluni indicatori relativi all’uso sostenibile dei prodotti fitosanitari sono comuni.
IL RUOLO DEL DIGITALE
In un’ottica di protezione delle colture e maggiore sostenibilità, il digitale gioca un ruolo sempre più importante. Dopo l’introduzione di Renzo Pedretti di Federchimica-Agrofarma, Cristiano Spadoni di Image Line ha fatto il punto sugli strumenti innovativi al servizio di chi opera nel settore, evidenziando come smartphone, satelliti, robot e big data riescano a dare una lettura sempre più mirata delle attività da condurre in campo e dei prodotti più idonei da utilizzare, permettendo una sempre maggiore precisione nelle operazioni colturali e una minore dispersione di tempo e risorse.
Cristiano Spadoni ha evidenziato anche alcuni dati diffusi dall’Osservatorio Smart AgriFood, il quale ha mappato 110 imprese del comparto (74% brand affermati e 26% startup) che offrono oltre 300 soluzioni tecnologiche di Agricoltura 4.0, con ruoli e posizionamento molto diversi lungo la filiera.
Il 49% delle aziende sono fornitrici di soluzioni avanzate come Internet of Things(IoT), robotica e droni, il 22% di soluzioni di data analysis, il 16% di macchine e attrezzature per il campo, il 7% produce componentistica e strumenti elettronici, mentre nel 3% dei casi sono realtà produttive in ambito agricolo. Le soluzioni più frequenti sono i sistemi utilizzabili trasversalmente in più settori agricoli (53%), seguite da quelle rivolte al comparto cerealicolo (24%), ortofrutticolo (24%) e vitivinicolo (16%).
Da qui uno dei dati più interessanti che evidenzia come quasi l’80% delle soluzioni sia applicabile in fase di coltivazione.
“Non stupisce – afferma Cristiano Spadoni – che un software come il QdC – Quaderno di Campagna, che permette di compilare il registro dei trattamenti, gestire correntemente i magazzini, tenere sotto controllo le operazioni colturali e i costi di produzione, sia utilizzato ad oggi da oltre 10.000 aziende agricole, per un totale di oltre 300.00 ettari di terreno”.
Il Dott. Agronomo Daniele Eberle ha inoltre aggiunto che l’utilizzo di strumenti come il QdC – Quaderno di Campagna è di importanza strategica in quanto tenere traccia delle operazioni in campo è fondamentale per evidenziare e valorizzare le produzioni agricole, anche nell’ottica della trasparenza dei prodotti utilizzati in fase di coltivazione, come richiesto dalla normativa vigente.
Ma la ricerca nel settore agricolo non si ferma, così come dimostra il Progetto di ricerca illustrato dall’Agronomo Eberle e sostenuto dall’Unione Europea, OPTIMA – OPTimised Integrated Pest Management, nato per sviluppare un quadro di gestione integrata dei parassiti (IPM) rispettoso dell’ambiente per frutteti, vigneti e ortaggi in pieno campo, evidenziando come l’uso integrato delle opportunità date dall’agricoltura 4.0 portino nuove traiettorie di sviluppo per l’agricoltura italiana.
L’UTILIZZO DEI DRONI
Una riflessione a parte è stata dedicata all’utilizzo dei droni. Il PAN ribadisce che l’utilizzo di droni per la distribuzione di prodotti fitosanitari è vietato ai sensi dell’articolo 13 del d.lgs. n. 150/2012. Ciò in quanto il drone è considerato un mezzo aereo (ribadito anche dalla Commissione Europea).
Tuttavia il Parlamento UE, nella risoluzione del 12 febbraio 2019, riconosce le potenzialità legate all’impiego della tecnologia intelligente e dell’agricoltura di precisione per gestire meglio i prodotti fitosanitari. Per tale motivo, il PAN potrebbe contenere indicazioni per promuovere la sperimentazione dell’uso di droni.
Proprio l’utilizzo di droni e satelliti in agricoltura è stato il focus dell’intervento di Salvatore Filippo Di Gennaro dell’Istituto per la BioEconomia IBE CNR, che ha evidenziato i vantaggi dati delle moderne tecnologie per agire in maniera mirata e tempestiva sulle colture.
“Oggi in Italia – afferma Di Gennaro – è ancora troppo bassa la percentuale della superficie agricola coltivata sfruttando tecnologie legate all’agricoltura di precisione, come droni e satelliti”.
Lo stesso Di Gennaro evidenzia anche l’importanza di fare informazione sulla possibilità di utilizzare piattaforme open accessibili da qualsiasi utenza e dispositivo, in grado di supportare l’agricoltore nella gestione della concimazione, attraverso tecniche di agricoltura di precisione, in grado di dare una risposta adeguata alla variabilità: “conoscere l’eterogeneità delle piante, consente di gestire nel modo più ottimale i vari appezzamenti, intervenendo con pratiche agronomiche sito-specifiche”, ha aggiunto Di Gennaro.
Anche nell’ambito dello studio dei meccanismi di gestione delle resistenze ai fungicidi e nello sviluppo di nuovi mezzi tecnici il digitale contribuisce ad innovare le modalità di approccio: è quanto ha sottolineato Marina Collina, riportando la propria esperienza presso l’Università di Bologna.
Se da un lato c’è sempre più bisogno di fare informazione e diffondere la conoscenza delle potenzialità degli strumenti innovativi che affiancano l’agricoltore in tutte le fasi del processo produttivo, tutti i relatori hanno evidenziato anche l’importanza di una formazione sempre più attenta e accurata sui prodotti utilizzati in campo.
Un tema, quello della formazione, ribadito anche nella nuova bozza del PAN, su cui si sta lavorando per la stesura del documento definitivo.
4 febbraio 2020