Myplant & Garden, il Salone internazionale del Verde, rimanda l’appuntamento con gli operatori e le filiere del verde vivo e costruito a febbraio 2022. L’ultimo spostamento è stato deciso dopo i recenti interventi governativi dovuti all’andamento dello scenario pandemico generale.
“La modifica del calendario – spiegano dagli uffici di Myplant – è stata necessaria e quanto più possibile condivisa coi nostri partner. Durante il 2021 cercheremo comunque di dare visibilità ai nostri espositori tramite la webzine Myplantonline.com, l’organizzazione di incontri online e in tutte le occasioni in cui ci sarà permesso di lavorare sul territorio”.
Myplant, come confermano gli ultimi dati del MIPAAF, ha riportato rapidamente al centro dei mercati internazionali una industry in declino da anni, offrendo a un parterre sempre più qualificato nuovi canali da esplorare, occasioni di business, confronto e contatto coi trend e le innovazioni più significative del settore.
Spostare le date del prossimo appuntamento è un gesto di rispetto verso quanti hanno nutrito e nutriranno grandi aspettative dal Salone: un quadro normativo, sanitario, organizzativo ed economico troppo incerto avrebbe penalizzato, ancora, tutti gli attori coinvolti nel grande evento internazionale del verde.
“L’impegno rimane comunque quello di realizzare un grande appuntamento fieristico per confermare una leadership riconosciuta a livello internazionale, mantenendo gli elevati standard qualitativi e quantitativi dell’esposizione, dei visitatori e di tutte le partnership coinvolte”.
Dopo aver promosso e sottoscritto con le rappresentanze del settore gli inviti alle istituzioni perché tenessero conto delle criticità del comparto e trovassero soluzioni adeguate a favore delle imprese del verde, Myplant fa ora appello perché l’esistenza stessa del comparto fieristico, privato e pubblico, diventi una priorità per il Governo.
Secondo i dati AEFI presentati ai Ministeri competenti, 200.000 imprese scelgono ogni anno le fiere italiane quale asset strategico di crescita e sviluppo. Fiere italiane che generano un indotto che supera i 60miliardi di euro e determinano la metà dell’export tricolore nel mondo.
“Chiediamo che il sistema-fiere venga considerato in proporzione al suo peso e al valore generato: è e rimarrà uno strumento fondamentale per presidiare e diffondere il ‘Made in Italy’ nel mondo. Oltre a un indelebile danno di immagine, il lasciare senza supporto le realtà organizzative significa rovinare un volano fondamentale dell’economia italiana”.