Nell’Arboreto dell’Orto Botanico dell’Università di Padova è cresciuto l’Albero degli Alberi. A pochi metri dal primo Platano orientale giunto in Italia nel 1680, nell’Arboreto dell’Orto Botanico dell’Università di Padova è cresciuto l’Albero degli Alberi.
Non accresciuto dalla Natura ma creato da Michele De Lucchi che, per questa sua istallazione, ha ottenuto e messo insieme tronchi e rami di decine di alberi di diverse essenze – faggio, abete rosso, larice, frassino, tiglio e nocciolo – provenienti dalle vallate del bellunese e del Trentino.
Alberi abbattuti da Vaia, la terribile tempesta che lo scorso ottobre ha divelto boschi tra i più belli d’Europa, stravolgendo il paesaggio di 40.000 ettari di territorio montano.
Alberi che, come recita il titolo dell’istallazione, hanno oggi “Radici al vento, testa nella terra”.
Dall’incontro, meglio dall’incastro, di questi “resti” è nato un albero totem che, simbolicamente, ridà dignità e forma a quei 14 milioni di alberi, molti dei quali testimoniavano secoli di storia del mondo, abbattuti nel giro di poche ore. Le sue radici sono sospese nell’aria, sembrano volare, sopra uno specchio d’acqua che “rimanda al mare maldestramente surriscaldato dagli effetti dell’inquinamento atmosferico” spiega De Lucchi.
E’ un memento che l’Orto Botanico patavino, il più antico al mondo e Patrimonio dell’Umanità, rivolge ai visitatori. Non a caso proprio mentre i più giovani manifestano in tutta Europa a difesa del loro pianeta.
Il mosaico di legni con cui De Lucchi ha creato l’opera stride con il rigoglio delle piante dell’Arboreto. L’Albero degli Alberi provoca un colpo al cuore. “Lo stesso che si prova – sottolinea De Lucchi – nel vedere i boschi abbattuti e il paesaggio violentato delle nostre valli. Racconta la fragilità della Natura, che è anche la fragilità dell’uomo”.
L’Albero degli Alberi resterà all’Orto Botanico sino al gennaio 2020. E, come è naturale, gradualmente venti, piogge e sole modificheranno la sua forma, perderà rami e radici. Resterà invece forte il simbolo.
La realizzazione dell’opera è stata possibile grazie alla collaborazione con Arte Sella e le istituzioni dei territori coinvolti che hanno contribuito a reperire il materiale arboreo. La raccolta, coordinata dal Dipartimento TESAF dell’Università degli Studi di Padova, ha visto coinvolte la Regione del Veneto, per il tramite dell’Unità Organizzativa Forestale Veneto Est, la Provincia di Belluno in collaborazione con il Consorzio delle Quattro Regole di S. Pietro (Costalta, Presenaio, San Pietro, Valle), la Provincia Autonoma di Trento, per il tramite del Dipartimento Agricoltura, foreste e difesa del suolo in collaborazione con l’Agenzia provinciale delle foreste demaniali.
16 aprile 2019
ROTTA DI NAVIGAZIONE: