Si è tenuto a Bologna il convegno nazionale organizzato ogni anno da Compag – la federazione nazionale delle rivendite agrarie – per delineare gli scenari futuri che riguarderanno in generale il sistema produttivo del nostro Paese e in particolare il settore agroalimentare.
Il Convegno quest’anno ha trattato un tema particolarmente delicato e trasversale, talmente importante da richiedere l’adozione di un format tutto nuovo, con relazioni ad ampio raggio per raggiungere la vasta platea intervenuta all’evento.
Gli ospiti si sono dunque confrontati sull’importanza del cambiamento, fonte di grande destabilizzazione ma al contempo chiave della necessaria evoluzione del settore.
Antonio Pascale (scrittore, saggista, autore teatrale e televisivo e ispettore presso il Masaf, divulgatore e blogger), Thomas Bialas (futurist, foresight consultant, giornalista, innovatore, formatore e conferenziere), Carlo Cacciamani (Direttore Agenzia Nazionale per la Meteorologia e Climatologia ItaliaMeteo) e Stefano Cudicio (Presidente di Stesi Srl, docente universitario ed esperto di Business Information System e di Intelligenza Artificiale) hanno affrontato il tema del cambiamento in ogni suo risvolto, dall’evoluzione dell’agricoltura ai mutamenti climatici, dalle dinamiche politiche internazionali al progresso tecnologico.
“Gli associati COMPAG – ha esordito Fabio Manara, Presidente della federazione nazionale delle rivendite agrarie – sono da sempre il veicolo per le innovazionie i cambiamenti in agricoltura. Ciò avviene grazie al rapporto commerciale e di fiducia tra il rivenditore e l’agricoltore e, soprattutto, per l’assistenza tecnica che le rivendite forniscono alla fase agricola. L’utilizzo della chimica, che ha cambiato profondamente l’agricoltura e ha consentito all’umanità di sfamarsi, è stata un’innovazione enorme veicolata dalle rivendite”.
“Ci stiamo preparando – ha proseguito Manara – ad affrontare cambiamenti spinti dai mutamenti climatici, dall’evoluzione tecnologica e dalle scelte politiche in tema di sostenibilità. In particolare, dobbiamo ricordarci che oggi l’innovazione tecnologica viaggia più velocemente che in passato e che i tempi di reazione devono essere minori. Basti pensare alla velocità con la quale l’intelligenza artificiale viene integrata in numerosi settori produttivi. Le nostre strutture dovranno essere reattive e propositive per consentire alla filiera di compiere la necessaria evoluzione, cercando di tutelare sempre la parte agricola, imprescindibile per tutte le altre fasi economiche e per l’umanità”.
Gli esperti hanno saputo trattare il tema del cambiamento con estrema consapevolezza e lungimiranza. Allarmante l’analisi di Cacciamani sui mutamenti climatici: dall’aumento della temperatura media italiana di 1,1 °C negli ultimi 20 anni rispetto alla media dal 1971 al 2000, con una frequenza anomala di eventi estremi come siccità (e con essa la riduzione della portata idrica dei fiumi), precipitazioni che sfociano in alluvioni, e cicloni tropicali sempre più intensi, fino al preoccupante deficit dello stock idrico nivale che fa segnare un -69% sul territorio nazionale.
Una situazione che impone interventi strutturali profondi, una dettagliata strategia di informazione, pianificazione, valutazione del rischio e condivisione di dati.
Dalla relazione di Cacciamani si evince che la risorsa idrica è in diminuzione e la siccità, soprattutto in alcune Regioni del Paese, porterà a gravi perdite produttive e danni economici. La progressiva riduzione dell’acqua nel suolo potrà portare in futuro a un incremento del rischio di desertificazione. Nel lungo periodo si potrà assistere a una riduzione delle produzioni agrarie, della produzione di biomassa dei pascoli e delle foreste, e ad un aumento dell’abbandono delle terre.
Sicilia, Sardegna, Puglia, Molise, Basilicata, Marche ed Emilia-Romagna sono le zone che presentano una percentuale di territorio superiore alla media per quanto riguarda la sensibilità alla desertificazione. I danni da fenomeni estremi di caldo, di forte vento, di grandine, e quelli da eventi alluvionali saranno probabilmente sempre più rilevanti e richiederanno un sempre maggiore adattamento al nuovo clima, in termini di tecniche agronomiche e coperture assicurative.
Particolarmente illuminante l’intervento di Enrica Gentile, Amministratore delegato di Areté, società indipendente di analisi economiche e previsioni specializzata nei settori dell’agricoltura, del food e dei mercati connessi, nel corso della tradizionale tavola rotonda che ha visto la partecipazione dei principali rappresentanti del settore agroalimentare.
Secondo i dati Areté, tra il 2020 e il 2023, per l’agire contemporaneo di molti elementi (Covid, post-pandemia, invasione Russa in Ucraina, eventi meteo), la volatilità sui mercati delle commodity è del tutto esplosa.
I casi più eclatanti hanno visto oscillazioni anche del 2-300% nello stesso anno (caso degli olii vegetali nel 2022), ma sono diversi i casi in cui le variazioni hanno sfiorato e spesso superato il 100% (frumento duro, tenero, olio d’oliva, burro, zucchero, uova e molti altri).
Tra i casi recenti e più eclatanti c’è quello dell’olio d’oliva (pressoché triplicato nell’arco degli ultimi tre anni), l’olio di girasole (che aveva fatto segnare +340% tra il maggio 2020 e il giugno 2023), alcuni cereali (duro, +95% tra maggio 2021 e giugno 2022; tenero, +121% tra luglio 2020 e maggio 2022) e diverse altre commodity che negli ultimi tre anni hanno segnato picchi in rialzo (e successivamente in caduta).
Prezioso anche il contributo degli altri partecipanti (Simona Caselli, Presidente di Granlatte, di AREFLH e del CRPA, nonché Capo Affari Europei Legacoop Agroalimentare; Riccardo Vanelli, Presidente di Agrofarma; e Samuele Tognaccioli, Presidente di FIDA) i cui interventi hanno offerto un’analisi approfondita sui cambiamenti più importanti per alcuni segmenti della filiera agroalimentare.
Primo fra tutti quello riguardante l’agricoltura, in continua evoluzione e in grado di influenzare la storia stessa dell’uomo. Le difficoltà che sta vivendo il comparto agroalimentare, dovute anche alle dinamiche politiche internazionali e agli eventi climatici estremi, pesano in maniera drastica sulla tenuta del sistema agricolo e, dunque, sulla sicurezza alimentare ed economica di tante persone.
Unanimemente condiviso il messaggio conclusivo del convengo: un settore fondamentale per la sopravvivenza dell’umanità, come è quello agricolo, deve essere orientato da scelte basate su metodo e dati scientifici e molto meno su ideologie.